Qualche anno fa il modello di ristorante cinese a basso costo è andato in crisi. Per uscirne, molti patron hanno trasformato i loro locali in cino-giapponesi, alzando comunque la qualità: tutto ok, sia chiaro. Qualcuno ha investito nell’ambiente, creano spazi veramente belli, a volte proponendo piatti fusion a volte no. Qualcun altro ha puntato su piatti cinesi nuovi, anche quella cucina sta innovando, sempre con contributi di altri paesi dell’area. Cosa per nulla facile: in Cina esiste un immane patrimonio di ricette, pare siano 40 mila, dato che “pensano” alla cucina da almeno 2000 anni e dicono di riuscire a rendere commestibile e anche buono qualunque ingrediente: quindi, prevale un conservatorismo assoluto e innovare è estremamente arduo. Questo detto, chi è andato più avanti in quest’ultimo approccio è stato il Blue Ginger. La patronne Elena Shang ha chiamato un bravo chef innovativo, Cheng Kang e insieme hanno fatto crescere la proposta. Ovviamente interagendo coi più prossimi vicini dell’Asia Orientale – poi sono arrivati e arriveranno altri spunti, anche nostri, come sempre succede. Loro chiamano questa cucina asian contemporary food e quindi c’è il pesce giapponese e piatti cinesi ingentiliti spesso se non sempre dai profumi tailandesi, soprattutto la frutta, una vera passione di Cheng. Sono tutti (relativamente) semplici, leggeri, veloci da preparare e sempre godibili.
Blue Ginger, Via Carlo Troya 22, tel 02.47.71.86.03, www.blueginger.it, sui 40/45 Euro