Al Porto e il suo lungo successo

Domenico Buonamici, senese, dopo la scuola alberghiera e il servizio militare rilevò prima un bar e poi, insieme con un socio, una piccola trattoria – ma voleva un locale tutto suo. Ci riuscì nel 1966 quando aprì un ristorante in un vecchio casello del dazio di piazzale Cantore, che proponeva solo pesce – allora ce n’erano solo due a Milano, il Riccione e il Calafuria, che offrivano gli splendidi doni del mare. In cucina ci andò la moglie Anna Pucci, toscana pure lei. Fin da subito arrivò un grande successo e divenne un punto fermo della ristorazione di pesce milanese, sostanzialmente perché furono e sono due mostri di professionalità. Oggi continua a prosperare, se ne occupa la loro figlia Barbara: anche se Domenico veglia sempre. Spia di questa professionalità è un fatto che sembra piccolo ma non lo è: la squadra di cucina e sala non cambia mai, tutti sono contenti e se ne vanno solo… per andare in pensione.

La cucina resta quella classica di mare all’italiana, di tutte le regioni italiane, quella messa a punto all’inizio e mai cambiata, incluso lo straclassico vascone per il pesce esposto: se sei sempre pieno, perché cambiare? Quindi ricche paste, di secondo tanta griglia, naturalmente, il tradizionale fritto misto di mare e tanti classicissimi pescioni interi (quindi per 2 persone). Ovviamente, come tutta la cucina di mare dei moderni ristoranti italiani, nel tempo si è ibridata con la grande tradizione giapponese, che ha cambiato il nostro modo di “vedere” il pesce: e quindi tanto crudo. A seguito di questa attenzione, qualche anno fa hanno creato un corner, vicino all’ingresso, dove in un bancone a L si possono mangiare rapidamente ostriche, pesce crudo e una manciata di piatti caldi.

L’ambiente è di lusso accessibile e non paludato in stile marinaro. Si esce proprio soddisfatti.

Al Porto, Piazzale Cantore 3, tel 02.83.21.481, Milano, www.ristorantealportomilano.it, sui 60 Euro bere a parte.