Spica

Quando apre un ristorante, il buon senso suggerisce di aspettare un po’ prima di andarlo a provare per recensirlo, che la messa a punto non è mai rapida.

È una regola giusta ma, come in tutte le regole, esistono le eccezioni, basate sostanzialmente sulla professionalità della squadra che apre il ristorante. Ed essere più professionali di quelli di Spica è (quasi) impossibile.

Lo hanno infatti voluto Ritu Dalmia, celebre chef patronne indiana attiva nel suo paese, in Sudafrica e Gran Bretagna, e Viviana Varese, attiva nel suo ViVa (ex Alice) dentro Eataly Milano. Ben supportate da Analjit Singh, bravissimo imprenditore della ristorazione.

L’impostazione è semplice: un locale bello – lo hanno progettato i bravi Tiziano Vudaferi e Claudio Saverino -, di tendenza, non costoso, basato su “piatti del cuore” di Ritu e Viviana, ovvero piatti delle più diverse tradizioni che loro amano – e che reputano adatti a questo progetto. Quindi piatti dell’Asia Orientale e sud est Asia (incluso il khao suey, una zuppa birmana di cocco speziata con spaghettini e verdure, che da sola vale la visita – è quella della foto allegata), europei (tipo pizza fritta e polpo alla galiziana), indiani (tipo paratha – piadina indiana con lenticchie e chutney) e delle Americhe (tipo tortillas e baccalà croccante con jalapeno). Quindi è fusion il ristorante ma non i piatti, che rispettano le diverse tradizioni, sia pure sempre alleggeriti e modernizzati. Due gli executive chef: Shivanjali Shankar ed Emiliano Neri.

In sintesi, tanta allegria e piacere di stare a tavola, che è il primo motore per il successo di un ristorante, è volutamente di moda e alla moda (a molti questo non piace, a me sì), si mangia bene, si scoprono tanti piatti degli altri e si spende poco.

In sintesi, molto Milano di oggi.

Poco sorprendentemente, funziona bena fin dall’apertura. Ah, è aperto ininterrottamente dalle 12 alle 24, chiuso sabato a pranzo e tutta domenica.

Spica, via Melzo 5, tel 02.84.57.29.74, www.spicarestaurant.com, sui 40 Euro.